La città: informazioni generali

Cittanova, centro agricolo con una superficie di 61,82 Kmq, in posizione strategica tra il mar Tirreno e il mar Jonio (spettacolare il panorama che nelle giornate più limpide spazia da Capo Vaticano fino alle isole Eolie), è situato nella Piana di Gioia Tauro a circa 400 metri sul livello del mare, 78 km a Nord Est di Reggio Calabria.fullscreen La Piana degli Ulivi, l’Aspromonte, le fiumare Serra e Vacale sono i confini naturali di Cittanova. Le travagliate rocce granitiche, ricoperte dai boschi aspromontani, fanno da cornice al centro abitato e danno vita alle fiumare Serra e Vacale che, testimoni di una atavica laboriosità, abbracciano il territorio comunale che si immerge nel bosco dell’ulivo della Piana di Gioia Tauro. Duplice è la natura di questo paese: è paese della “Piana” ed è paese aspromontano. Le due identità paesaggistiche sono sempre state i punti cardine dell’economia del passato quando la gente cittanovese trovava negli uliveti e nei boschi il proprio sostentamento. La prestigiosa Villa Comunale è l’anello verde di congiunzione tra il bosco degli ulivi ed i boschi aspromontani. L’origine di Cittanova è riconducibile alla famiglia dei Grimaldi (banchieri genovesi che avevano acquisito il titolo nobiliare).

Cenni storici
Nel 1609 Girolamo Grimaldi acquisì il titolo di principe di Gerace e Duca di Terranova: in quel periodo terremoti ed epidemie avevano prostrato le genti dei casali di Terranova, la miseria ed il malcostume dominavano. Risale al 1618 il “Bando di Riedificazione di Casalnuovo” che Girolamo Grimaldi emanò e con il quale promise a tutti coloro che fossero andati a vivere in quel “luogo ameno ai piedi del Dossone della Melia”, l’amnistia, una casetta in legno ed un orto nonché la sua protezione all’insegna della libertà. Fu così che, accanto ai pastori e contadini che già risiedevano in quel territorio giunsero gli abitanti dell’antico casale di Curtuladi (sito a poche miglia di distanza) e molte genti dei territori vicini. Casalnuovo prosperò grazie alla laboriosità degli abitanti ed alle libertà concesse dalla Famiglia Grimaldi, nel corso degli anni non mancarono epidemie e terremoti, ma l’operosità degli abitanti ne risollevò sempre le sorti. Nel 1783 Casalnuovo era uno dei più estesi centri abitati ed annoverava numerose chiese, un convento e molti palazzi, tra i quali quello della famiglia Grimaldi. Il grande sisma del 5 febbraio 1783, passato alla storia con il nome di “flagello”, annullò quasi tutto ciò che era stato fullscreencostruito. Casalnuovo pagò fortemente il suo tributo di sangue con 2008 vittime, la stessa Principessa di Gerace, Maria Teresa Grimaldi, che vi soggiornava provvisoriamente, trovò la morte sotto le macerie. In quel tempo, nella Piana di Gioia Tauro sorgevano 109 città e villaggi, in meno di tre minuti andò tutto distrutto, crollarono tutti gli edifici compreso il convento di San Pasquale. Dalle cronache dell’epoca risulta che solo una fontana ed una croce rimasero in piedi.
Dopo il 1783 Casalnuovo riprese ancora il ruolo di sito di convergenza delle genti, i proprietari delle terre sconvolte dal sisma misero in atto delle strategie per incentivarne le coltivazioni assicurando buone rendite, fu così che uliveti, vigneti e boschi vennero intensamente coltivati ed il centro abitato venne ricostruito e si ampliò per il convergere di numerose famiglie. Nel 1852, con Regio Decreto, Casalnuovo assunse il nuovo nome di Cittanova. Nel nucleo storico di Cittanova ci sono numerosi palazzi gentilizi, quasi tutti risalenti al XVIII e al XIX secolo, che ancora conservano interessanti portali in pietra, balconi e grate in ferro battuto, tra questi ricordiamo il palazzo Gagliardi (oggi sede della Banca di Credito Cooperativo di Cittanova), il palazzo Cannatà (palazzo del Comune), il palazzo Calfapietra, il palazzo Zito, il palazzo Castellano.
Le fontane

Acqua e fontane sono sempre state le caratteristiche di Cittanova, un filo conduttore rimasto sempre inalterato sin dall’antico Casalnuovo del quale dopo il terremoto rimase intatta proprio una fontana, allora situata nella piazza centrale del paese. L’abbondanza di acqua è sempre stata una delle caratteristiche di Cittanova che per molto tempo venne definita “l’acquedotto della Piana” in quanto riforniva molti dei comuni vicini. In un passato non molto lontano fontane e zampilli rallegravano con i loro suoni ed i loro giochi la Villa Comunale ed i quartieri del paese, nella loro realizzazione si cimentarono validi maestri che crearono veri e propri monumenti alcuni dei quali si possono tuttora ammirare. Nel succedersi delle diverse amministrazioni alcune strutture sono state spostate rispetto al luogo originario ma raccontano ancora le loro storie: sono i racconti di un tempo che le vedeva protagoniste dell’approvvigionamento dell’acqua di uomini e animali, di incontri amorosi o litigiosi, nelle loro pietre sono racchiusi ricordi di lontane sere d’estate quando il sereno canto delle loro acque si accostava discretamente alle musiche dei mandolini che accompagnavano le allegre serenate di uomini innamorati delle donne e della vita.
fullscreen Ancora oggi, nei diversi punti del centro abitato, molteplici sono le fontanelle in ghisa alle quali, sulla scia della tradizione, attingono l’acqua gli abitanti di Cittanova e quelli dei paesi vicini. Ai suoni più forti dell’acqua che scorre dentro le metalliche vaschette di raccolta si uniscono quelli più pacati delle antiche fontane in pietra che, governano ancora i piccoli spazi racchiudendo le antiche storie sigillate dalla sempre affascinante unione della pietra e dell’acqua. In piazza Cavaliere (già largo Olmo), nei pressi della Chiesetta di San Giuseppe, vi è la “Fontana dell’Olmo” che, era situata dinnanzi alla Chiesa Matrice dell’antico Casalnuovo. Rimasta in piedi nel terremoto del 1730, venne trasferita nel 1801 e nel 1895 venne collocata nei Giardini pubblici. Infine, nel l832 venne nuovamente spostata e collocata nell’attuale posizione in piazza Cavaliere. Sulla pietra della fontana sono incise le date degli spostamenti della fontana. Oltre a questa storica fontana vi sono tra le altre: la “Fontana di Pietra”, la “Fontana Masotta” ed infine, le fontane che con le loro vasche e zampilli rallegrano la Villa Comunale “Carlo Ruggiero" ed i Giardini.
La villa comunale

Cittanova domina la piana di Gioia Tauro, è circondata da grandi olivi e può essere considerata un connubio di storia e ambiente. La villa comunale, un vasto complesso di giardini, unico in tutta la Calabria, è considerata il fiore all'occhiello della città, un orto botanico di eccezionale bellezza e rarità, il più imponente polmone verde della piana di Gioia Tauro e dunque sottoposta a tutela monumentale (ai sensi degli artt. 1 e 4 della legge 1 giugno 1939). Maestosi lecci, preludio alla flora aspromontana, fasciano sui tre lati la Villa Comunale. Due gli ingressi, l’uno con un busto in pietra, realizzato dal maestro cittanovese Scionti, ricorda Carlo Ruggiero fullscreen(Monteleone, 1814 – Cittanova, 1885) che, sindaco del paese, donò il terreno e realizzò a proprie spese la Villa, progettata dall’ingegnere svizzero Enrico Fehr (Slaus - Messina, 1887), l’altro con il Monumento ai Caduti, opera dello scultore cittanovese Michele Guerrisi. Questo patrimonio botanico racchiude numerose specie vegetali di tutto rispetto. La peculiarità della Villa Comunale è la presenza di specie che hanno ambienti d’origine del tutto differenti ma che qui, alle falde dell’Aspromonte, sono riuscite a raggiungere una veneranda età e a coesistere in un armonico e mirabile fitoequilibrio. Tra le diverse specie vegetali: le sequoie (Sequoia sempervirens), i cedri del Libano (Cedrus libani) e deIl’Hymalaia, il Cefalotaxus, i maestosi pini (Pinus nigra, P. pinaster, P. sylvestris), gli abeti (Abies alba), le magnolie (Magnolia x soulangeana), le palme (Phoenix canariensis), il tiglio argentato (Tilia platyphillos), fino alle sopravvissute Cycas revoluta e Gingko biloba, convivono con le azalee, le mimose, le albizie e le molteplici varietà di fiori che riempiono con i loro colori gli spazi interni delle aiuole fullscreendisegnate dal bosso. I vialetti che si snodano in questo paradiso botanico offrono colori, suoni, profumi e conducono alle due vasche entrambe realizzate dall’artista-artigiano cittanovese Girolamo Scionti: l’una è la vasca “du “pagghiaredu”: romantica capannuccia sopraelevata che si affaccia sull’acqua, l’altra è la “fontana dei marmi” ricavata da ruderi in marmo del terremoto del 1783 e da quelli provenienti dall’antico Convento dei Padri Alcanterini. Dalla fontana dei marmi un vialetto conduce al paichetto che in passato, con la sua cassa armonica, ospitava le bande musicali, nelle vicinanze la stele che lo scultore Alik Cavaliere dedicò al padre Alberto, autore della “Chimica in versi”.
Alte querce rosse (Quercus rubra) delineano il viale che separa la Villa dai Giardini dove le palme (Phoenix canariensis) e i platani (Platanus hybrida) si uniscono ai tigli (Tilia europea) e ai Prunus (P.avium, P. pissardi) circondando i cedri (Cedrus deodora, Cedrus atlantica) ed ombreggiando i prati che, secondo una geometria evidenziata dalle siepi di bosso, gravitano intorno alla vasca centrale. La Villa non è soltanto patrimonio botanico ma patrimonio culturale, fin dalle sue origini ha sempre rappresentato il fulcro di aggregazione, il luogo di incontro e scambio non solo per la gente cittanovese ma anche per gli abitanti dei territori limitrofi. Il luogo che ha accolto le generazioni senza distinzione di età o di ceto offrendo giochi per i piccoli, poetici angolini nascosti dal verde per gli innamorati, angoli suggestivi per le foto degli sposi, un punto di ritrovo (o di fuga) per gli studenti, un salotto per le dispute filosofiche, letterarie, scientifiche, o per semplici, amene divagazioni, Il luogo dove gli anziani godono di un meritato riposo ricordando e raccontando dei tempi passati.
Le Chiese principali

fullscreenIl 7 maggio 1823, per opera del sacerdote Don Domenico Maria Siciliani e del popolo cittanovese, venne posta la prima pietra dell’attuale Santuario di Maria SS. del Rosario, nello stesso luogo dove sorgeva l’omonima chiesetta distrutta dal terremoto del 1783. Sulla facciata esterna,tra i due campanili, vi è la statua in marmo bianco realizzata da Francesco Jerace (1934). All’interno, la chiesa si presenta in stile barocco ad una navata. Sul soffitto della chiesa e sulle parti laterali vi sono gli affreschi dei Colloca e di Brunetto Aloi. Gli stucchi, gli angeli di gesso e le statue di gesso sugli altari laterali sono stati realizzate da Francesco Morani. Sull’altare maggiore troneggia la statua della Madonna del Rosario, scolpita da Giuseppe Biangardi, in legno di pero dipinto; l’altare è sormontato da un gruppo rappresentante la Trinità che incorona la Vergine: le statue sono in legno e furono realizzate a Napoli nel 1830. La Chiesa è sottoposta a tutela monumentale (legge 906/1939). Nel 1999, con decreto del vescovo Mons. Domenico Crusco, è stata elevata a Santuario.
fullscreenMaria Antonia Grimaldi, alcuni anni dopo il flagello del 1783, fece costruire sul suolo di sua proprietà la nuova Chiesa Matrice e vi fece trasportare le spoglie della madre, Maria Teresa Grimaldi perita durante il sisma. Inizialmente la Chiesa era ad unica navata, successivamente vennero aggiunte le due navate laterali con le cappelle del Santissimo Sacramento e dell’immacolata. Nella cappella del SS. Sacramento, intitolata a San Giovanni Nepomiceno, domina un crocifisso ligneo del ‘600. Nella cappella dell’Immacolata sono custodite le spoglie della principessa di Gerace, di notevole bellezza ed espressività la statua dell’Immacolata (primi deIl’800), realizzata da uno scultore napoletano. Le navate laterali ospitano altari in marmo e statue in legno. Nella navata laterale destra: la statua di Sant'Antonio di Padova, il Cristo morto, una tela raffigurante San Francesco, nella navata sinistra: Santa Teresa del Bambin Gesù, la Madonna del Carmelo (opera del Biangardi). Sulla volta della navata centrale “la Comunione di San Girolamo” del pittore cittanovese D. De Pietro (1895). Sul soffitto della navata le altre tele realizzate dal pittore cittanovese Girolamo Raso, raffiguranti scene del Vecchio Testamento (1854). L’altare centrale è in marmo, il coro in legno. Dietro l’altare maggiore domina la statua di San Girolamo (patrono di Cittanova insieme alla Madonna Immacolata). La statua del santo, in legno di tiglio, è opera di Domenico De Lorenzo di Garopoli. Il Pulpito, in marmo bianco di Carrara, (1897) fu realizzato da Eumene Tomagnini ed è dono dell’Avv. A. Lombardi. All’esterno, sulla facciata, le statue in bronzo dei quattro evangelisti e del Cristo Risorto, dono della Banca di Credito Cooperativo di Cittanova. Sul sagrato della Chiesa la statua della Madonna realizzata da Michele Guerrisi artista cittanovese.
fullscreenLa Chiesa di San Rocco venne costruita sul preesistente complesso monastico di San Pasquale o degli Alcanterini edificato nel 1728. Il terremoto del 1783 distrusse il Convento del quale rimasero la statua di San Pasquale, quella di San Rocco, un prezioso calice di argento cesellato ed una colonna di pietra sormontata da una croce in ferro che oggi è posta all’esterno dinnanzi alla Chiesa. La ricostruzione venne iniziata nel 1835 su prog. dell’arch. V. Tarsitani e venne completata ai primi del 900 del secolo scorso ad opera del sac. Giacomo Petropaolo. L’altare maggiore, in marmo, accoglie la statua di San Rocco (scultura in legno XVIII sec.) ed un piccolo reliquiario nel quale sono custoditi frammenti di ossa del Santo. L’altare è sormontato da tre statue raffiguranti San Pietro, San Paolo e, al centro, Il Sacro Cuore di Gesù. Sul soffitto tre dipinti eseguiti dal cittanovese G. R. Moretti (La gloria in cielo tra gli angeli di San Rocco, San Rocco tra gli appestati, San Pasquale Baylon in estasi 1918-1919). Sui lati della Chiesa gli altari ospitano numerose statue, dall’ingresso, sulla destra San Pio, l’Addolorata, la Presentazione di Gesù al tempio, San Pasquale, il Sacro Cuore di Gesù, Gesù Bambino di Praga. Dall’altare maggiore, sulla sinistra, Santa Maria Goretti (della quale è conservata una reliquia), un altare dedicato alla Madonna di Lourdes, il Pulpito in marmo e legno, Santa Lucia, San Francesco di Paola, San Francesco d’Assisi. Tutte le statue, eccetto il Sacro Cuore di Gesù (in cartongesso) sono in legno. Nel 1917 per decisione dell’arc. Pietropaolo, della Congrega e del Priore Avenoso Michele venne avviata la costruzione di un grande organo ad opera della ditta Busetti di Torino, che venne completata nel 1919. (Le travi e le colonne di ulivo della cantoria vennero donate dai fedeli). L’organo è stato rimesso in funzione.
Le fiumare Serra e Vacale

fullscreenTra le memorie di un tempo, spesso aleggiano i profumi del bucato del passato. L’acqua dei torrenti, scorrendo tra le lisce pietre raccoglie e ripete i racconti di donne use alla fatica e all’allegria che, con la cesta del bucato in testa si recavano a lavare, narra di mani leste ad immergere, insaponare, strofinare, narra di canti corali rimbalzanti di pietra in pietra, narra di profumi di erbe e di aria che mescolandosi donavano ai tessuti stesi ad asciugare il finale profumo di “pulito” che rimane ancora vivo, dopo decenni, nei ricordi di coloro che I’hanno vissuto. Il detersivo era fatto in casa: il sapone veniva ottenuto utilizzando i resti dell’olio usato in cucina o i residui della lavorazione, l’olio veniva unito all’acqua ed alla soda. Le fiumare Serra e Vacale (facilmente raggiungibili, la Serra dalla località Don Tomasi, in prossimità dell’ingresso fullscreendella città sulla Strada Provinciale 1 (ex SS. 111), Gioia Tauro - Locri, il Vacale dalla zona del campo sportivo) erano i luoghi del bucato ma erano anche i siti delle attività economiche: i mulini, i frantoi, le coltivazioni di frutta, lino, canapa, gelso, traevano esistenza dalle loro acque. Le pietre, portate a valle, venivano utilizzate per costruire i “gurnali” temporanee vasche nelle quali l’acqua interrompeva l’allegra corsa per defluire lentamente attraverso le piccole aperture formate dalle pietre. Erano queste le vasche del bucato, o quelle nelle quali venivano immersi lino e canapa che successivamente venivano battuti sui lisci massi di granito per estrarne le fibre. Oggi, Vacale è un sito importante per molteplici motivi. È ancora la fiumara del bucato: dalla primavera sino alle prime piogge autunnali, si ripete la tradizione e ci si reca a lavare lenzuola, coperte,tappeti. In estate è meta delle gite delle famiglie che vi trovano la frescura dell’acqua e della vegetazione e delle comitive di giovani che, a piedi o in bicicletta si recano a fare il bagno fullscreensotto le “cascate” formate dalle briglie costruite in passato per arginare la forza dell’acqua. È anche meta escursionistica: anche in poche ore si può percorrere il letto e risalire sino alla parte montana tra una ricchissima vegetazione che associa agli ontani e alle querce da sughero innumerevoli specie erbacee medicamentose (ad esse è dovuto l’effetto cicatrizzante delle acque) o rare quali la Woodwardia radicans. Inoltre, in alcuni tratti del suo corso, si possono visitare alcuni degli antichi frantoi ad acqua che ancora conservano le strutture interne.
Lo Zomaro

Alti faggi congiungono i loro rami fluttuanti, formano morbide e chiare cupole verdi, ombreggiano antichi sentieri ricoperti da fruscianti foglie dai caldi colori. Fitte distese di scuro pungitopo e di alte felci proteggono preziose orchidee. Stupendi esemplari di agrifogli che assumono l’aspetto di piccoli alberi emergono al di sopra delle macchie gialle di robuste ginestre, I suoni sono quelli del vento, degli uccelli, dell’acqua di sorgenti e cascatelle. I profumi sono quelli del muschio, dei funghi, delle fragoline di bosco. Questa è la cornice di Zomaro, località montana a 12 Km da Cittanova e compresa nel territorio del Parco Nazionale dell’Aspromonte.fullscreen Interessante meta per il turismo naturalistico e gastronomico. Un efficiente Ostello che oltre all’alloggio offre la possibilità di gustare le prelibatezze della cucina delle tradizioni; un Centro Visite del Parco che accoglie la “Banca del Germoplasma” ed è un punto di riferimento per ciò che riguarda le attività di Educazione Ambientale e di promozione del territorio; gli edifici che accolgono una delle Comunità Exodus: un insieme di strutture riunite all’inizio del villaggio formato da villette raccolte intorno alla chiesetta della Madonna della Salute. Il villaggio è circondato da molteplici sorgenti delle quali “L’Acqua Bianca” (dalle proprietà diuretiche), “L’Acqua di Zomaro”, “L’Acqua di Morreale” sono le principali. Diversi sentieri si snodano tre le faggete ed offrono la possibilità di amene passeggiate: conducono al grazioso laghetto o alla “Casa del Principe” con i suoi tassi ed abeti monumentali, o ancora alla pianura di “Santu Trabuss”. Gli stessi sentieri conducono verso entusiasmanti percorsi escursionistici: si può scegliere di seguire il Sentiero Italia, di inoltrarsi nel Parco dell’Aspromonte, di raggiungere il versante ionico o ancora scendere a valle e ritornare a Cittanova, o proseguire all’interno del territorio della Comunità Montana.
Cittanova è sede di numerose sagre e manifestazioni religiose e culturali. Caratteristica a Pasqua è la processione dell'Affruntata, a ricordo dell'incontro tra la Madonna e il Cristo. A metà luglio si celebra la festa della Madonna del Carmelo (chiesa Matrice), mentre la terza domenica di settembre si celebra la tradizionale festa di San Rocco, protettore della città (chiesa di San Rocco). La terza domenica di ottobre si celebra la festa dei SS. fullscreenCosma e Damiano, mentre il primo novembre, a conclusione del mese mariano, c'è una festa dedicata alla Madonna del Rosario (santuario M.SS. del Rosario).
Le attività artigianali

Le attività artigianali sono ancora oggi rappresentate in questo paese che continua a riconoscere l’importanza degli antichi mestieri: anziani e giovani artigiani offrono la possibilità di conoscere ed apprezzare i lavori per i quali manualità e fantasia sono gli elementi cardine che conducono alla realizzazione di opere uniche. In diversi punti del paese è possibile riscoprire alcune delle attività dal passato: la costruzione delle botti, l’impagliatura delle sedie, la realizzazione di piccole opere d’arte in legno, la lavorazione del ferro, la tessitura al telaio, i lavori di cucito, ricamo ed uncinetto. Vi sono anche le nuove espressioni dell’artigianato:i laboratori di restauro del legno, la lavorazione del vetro, le sculture in marmo e tufo, i maestri orafi e l’oggettistica del decoupage. Ciò che si può oggi leggere delle antiche attività industriali è rappresentato prevalentemente dalle strutture di mulini e frantoi. Alcuni, lungo il corso del Vacale, conservano intatte alcune parti: ruote persiane, presse, macine, vasche di raccolta. Per altri rimangono solo alcuni ruderi (Fosso Cavaliere, Serra). In località Cavallica sono individuabili le strutture di due antiche “carcare”: le antiche fabbriche dei mattoni.
Personaggi illustri

Numerosi sono i personaggi illustri del passato ai quali Cittanova diede i natali e che ottennero riconoscimenti in tutta Italia e all’estero e che ancora oggi vengono ricordati non solo nel proprio paese ma in nei luoghi dove vissero ed operarono. Tra i tanti si ricordano: l’economista Luigi Chitti, l’ostetrico (ideatore del forcipe) Giacomo Tarsitani, l’archeologo e storico Vincenzo De Cristo, il geologo e naturalista Giuseppe De Cristo che ha lasciato approfonditi studi su rocce, minerali, fossili e piante del territorio reggino, Enzo Bruzzì poeta, giornalista e pittore, l’artista Michele Guerrisi le cui opere (statue,quadri,scritti) sono conservate nella Casa della Cultura di Palmi, il poeta ed umorista Alberto Cavaliere del quale si ristampa ancora oggi la “Chimica in versi”, lo scultore Alik Cavaliere. Tra i contemporanei, il maestro Cesare Berlingeri.

Diverse sono le lapidi commemorative, a Girolamo Grimaldi - fondatore di Cittanova - sulla parete del Municipio, a Vincenzo Gerace - poeta e scrittore - a cui è stato intitolato il Liceo classico, a Luigi Chitti, politico e uomo d'azione del Risorgimento cittanovese.
A Cittanova esistono diverse realtà industriali impegnate nella produzione di attrezzi agricoli, laterizi e soprattutto olio d'oliva. Da segnalare, per la gastronomia, lo stoccafisso, tra i migliori della provincia. Il caratteristico “stocco ammollato”, preparato in tantissimi modi, è diventato oggi protagonista della migliore cucina calabrese e sinonimo di genuina qualità.

Le vette

Altopiano della Melia (1000 metri), Zomaro (920 metri), monte Cuculo (725 metri).

I corsi d'acqua

Fiumare Serra e Vacale.

Coordinate geografiche

latitudine: 38° 21' 1'' N (villa comunale);
longitudine: 16° 04' 59'' E (villa comunale).

Come si arriva

Dall'autostrada A2 del Mediterraneo (se si proviene da Reggio Calabria) si esce a Gioia Tauro e si prosegue sulla SP 1 (ex SS. 111) per 18 Km fino a Cittanova.
Dall'autostrada A2 del Mediterraneo (se si proviene da Salerno) si esce a Rosarno, si prosegue sulla SGC Jonio-Tirreno (circa 14 Km) fino allo svincolo di Polistena e poi sulla Strada Provinciale che da Polistena porta fino a Cittanova (circa 6 Km). In alternativa, si esce a Gioia Tauro e si prosegue sulla SP 1 fino a Cittanova.
Dalla SGC Jonio-Tirreno (se si proviene da Gioiosa Jonica, Siderno o Locri) si esce a Polistena e si prosegue sulla Strada Provinciale che da Polistena porta fino a Cittanova (circa 8 Km).
Dalla SP 1 (ex SS 111), se si proviene da Locri, si arriva a Cittanova dopo circa 35 Km.

I treni
Ferrovie dello Stato dalla stazione di Gioia Tauro (18 km).

Gli autobus
da Reggio Calabria, Gioia Tauro, Siderno e Catanzaro.

Gli aeroporti
Reggio Calabria e Lamezia Terme.


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